25 febbraio 2024 - 2a domenica di Quaresima

Porsi in ascolto con fiducia

Accolgo gli eventi della vita fidandomi della fedeltà del Signore. 

Una voce dalla palestina

Personalmente ho visto troppe ingiustizie in Palestina: i missili passare sopra casa nostra, le incursioni violente degli israeliani soprattutto a tarda notte nelle case degli innocenti, la costruzione del muro e degli insediamenti, la morte inaudita dei bambini perché bloccati al checkpoint per troppe ore e di fronte a tanta ingiustizia ci si sente impotenti e inutili. Dinanzi agli eventi vissuti ho imparato dalla fede granitica della gente umile e povera di Betlemme: lavorando con loro mi ha sorpreso il senso dell’ospitalità, dell’aiuto reciproco, del saper essere resilienti e di accogliere con fede gli eventi della vita. Quel Al-hamdu lillah (rendiamo lode a Dio) pronunciato con fiducia filiale di fronte ai fatti belli ma anche dolorosi, ripetuto costantemente da loro, ancor oggi mi fa riflettere, mi provoca a sperare l’insperabile e a salvaguardare ciò che realmente conta: essere grata di tutto ciò che sono, perché ricevuto gratuitamente e chiamata a condividerlo per essere così pane spezzato per gli altri. Tutto questo chiede un continuo allenamento sia nell’ascoltare la Parola di Dio per discernere i suoi inviti, distinguendoli da quelli dell’ego e del nemico, sia nell’ascoltare il grido dei poveri, per non adagiarsi alle proprie sicurezze e sentirsi chiamati a collaborare nella realizzazione del sogno di Dio: riconoscersi fratelli e sorelle con la stessa dignità capaci di vivere insieme nella concordia e nella pace.

Sr. Lucia Corradin, suore Terziarie Francescane Elisabettine

Entro nel testo

Genesi 22,1-2.9.10-13.15-18

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.  L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

so-stare su...

…un passaggio della mia vita in cui si è affacciato il non-senso…

…un’occasione in cui sono stato chiamato a rinunciare a qualcuno o qualcosa a cui ero profondamente legato…

…un’esperienza in cui mi sono messo con fiducia in ascolto dell’altro o dell’Altro e questo mi ha permesso di scoprirlo diverso dalle apparenze iniziali…

Mi metto in ascolto

Il nostro rapporto con Dio non è sempre sereno e pacifico; capita talvolta che parole, esperienze, eventi ci interroghino nel profondo, fino al punto di mettere in discussione quanto conosciamo di Dio e la Sua stessa presenza nella nostra vita. La richiesta che Dio fa ad Abramo sembra essere insensata e illogica: Isacco è il figlio tanto atteso e infine donato a lui (e Sara) nella vecchiaia, il suo sacrificio è del tutto contraddittorio e contrario alle promesse fatte da Dio. Eppure Abramo, pur non capendo ed essendo immerso nella notte del non senso e dell’incomprensibile, sceglie la fiducia in Lui. Possiamo immaginare quegli istanti in cui, tra le lacrime del padre e del figlio di fronte a quel sacrificio che stava per compiersi, l’esistenza sembra arrestarsi e ogni speranza futura svanire; ma proprio lì Abramo comprende che Dio non può volere la morte, ma la vita, e la vita in pienezza. Di fronte ai non-sensi della nostra vita ed epoca, e a ciò che fatichiamo a comprendere, specie in questo tempo di guerre ad ampio raggio, ma non solo, Dio ci invita a fidarci di Lui e a fare l’esperienza che, condividendo le nostre lacrime e sofferenze, e riconoscendoci tutti figli, padri, fratelli e sorelle tra noi, percepiamo, al modo di Abramo, che Dio non è Dio della morte, ma della vita piena, perché è il Padre sempre fedele alle sue promesse.

Diamoci un senso

Alle nostre orecchie arrivano ogni giorno mille sollecitazioni diverse: rumori, musiche, voci… il fruscio delle foglie, il cinguettio degli uccelli, il rombo di un motore… Quanti stimoli ci raggiungono ad ogni istante e quanti ce ne sfuggono! Un mio amico si alza presto ogni mattino e prima di iniziare ogni altra attività ama donarsi quindici minuti per sentire i suoni del mondo che si risveglia. Lo riconcilia con la giornata che inizia. Gli basta semplicemente sentire, o meglio, ascoltare. Sì, perché con le orecchie si può anche ascoltare. Ascoltare è più che sentire: è fare posto; è lasciar depositare; è permettere a ciò che è fuori di entrare nel cuore, perché ne sia istruito. Ascoltare è in stretto rapporto con la parola e con colui che la proferisce. Secondo una bella definizione, noi siamo «Uditori della Parola» (K. Rahner): strutturalmente aperti all’ascolto di un Dio che comunica e si comunica nella storia.

Un'esperienza che trasforma

Siamo l’anello di una lunga catena
di donne determinate,
coraggiose, audaci, curiose,
sagge, sensibili e amanti della pace.

Women Wage Peace
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