3 marzo 2024 - 3a domenica di Quaresima
Uno sguardo che contempla
Celebro il giorno della festa per ringraziaree rinnovare il legame con Dio e con il prossimo.
Una voce daLL'ETIOPIA
In Etiopia è tutto molto diverso dall’Italia: fin dal mio arrivo ho capito che usare la vista è importante e fondamentale, non solo per cogliere le sfumature di una nuova cultura guardando le persone e il contesto che mi circonda, ma anche per apprezzare e ringraziare Dio per tutto ciò che sto vivendo attraverso questa esperienza. In particolare le feste sono occasioni per osservare le usanze di questa terra che richiedono del tempo per essere comprese e per cogliere la bellezza dei gesti. La festa in Etiopia è un momento molto particolare, vissuto di solito in famiglia e alle volte con amici e conoscenti, dove ognuno porta il suo contributo e partecipa ai preparativi. In questo giorno si mangia assieme con cibi e bevande tipici di questi “giorni speciali”, si balla e si condivide un buon caffè. Al caffè è dedicata una cerimonia che richiede vari passaggi: dalla tostatura al sentirne l’aroma, dal macinare i chicchi fino a gustarne il sapore. È un tempo in cui si ferma la routine, si accoglie chi rientra da lontano e si condivide fraternamente. In questi momenti mi guardo attorno e fermandomi sui volti delle persone che ho accanto, ringrazio il Signore per queste relazioni che sanno di casa e famiglia.
Ilaria Scocco, Fidei donum
Entro nel testo
Esodo 20,1-4.7-17
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra. […] Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».
so-stare su...
…una regola che cerco di rispettare per amore di una persona…
…il ricordo di una domenica che ha segnato la mia vita…
…un’esperienza di contemplazione rigenerante…
Mi metto in ascolto
Tutti noi conosciamo molto bene i dieci comandamenti, forse anche a memoria, come guida fondamentale per vivere al meglio le relazioni fondamentali per la vita umana, con Dio e con l’altro, dalle quali dipende la nostra felicità o tristezza, gioia o amarezza. Sono i due atri e ventricoli senza i quali il cuore non batte e la vita non palpita, come ci insegna Gesù stesso consegnandoci il comandamento dell’amore. Possiamo notare, però, in questo elenco di ordini, le molte parole dedicate al comando di vivere il giorno festivo, che assume una posizione strategica, in quanto trait d’union tra i comportamenti richiesti verso Dio e verso il prossimo. Questo non è il giorno in cui Dio dorme o si rilassa, ma in esso Egli ammira quanto ha creato e gode della bellezza e bontà di ciò che vede davanti ai suoi occhi. Con una licenza poetica, potremmo azzardare che è pure il giorno in cui il Creatore compie gli ultimi ritocchi e pone nel creato i segni visibili della sua presenza. Risulta forte l’invito a sentire e vivere la centralità della domenica come esperienza dell’amore di Dio per noi nella bellezza del mondo e delle relazioni, quale punto di partenza per fare il bene, l’amore, la cura negli altri giorni della settimana. Ciò siamo chiamati a “creare”, quali collaboratori e al modo del Dio Creatore.
Diamoci un senso
«Perché il sole è giallo e il cielo è blu?». «Perché le formiche camminano tutte in fila e portano pesi enormi?». Gli occhi dei bambini sono curiosi e creativi: vedono un particolare e domandano «Perché?»; vedono una nuvola o la chioma di un albero e danno il via a storie di animali, elfi e fate. Gli occhi dell’artista vedono oltre la superficie. Laddove gli altri vedevano un blocco di marmo, Michelangelo vedeva già il Mosè pronto ad emergere. E gli occhi del credente che cosa vedono? C’è una bellezza che permea ogni aspetto della Creazione. In principio Dio posò gli occhi su ciò che aveva creato: il cielo, la terra, il firmamento, i pesci, gli uccelli… gli esseri umani… e li vide come «cosa buona» o addirittura «molto buona». Vedere come Dio è un bel traguardo, frutto di esercizio di contemplazione. Contemplare: guardare a lungo, con particolare intensità, dovuta a meraviglia o ammirazione.
Un'esperienza che trasforma
Lottiamo perché i poveri
possano essere sollevati dalla polvere e liberati,
lottiamo perché gli uomini tutti
possano essere una cosa sola".