
“Se veramente vogliamo preparare nel mondo la via della pace, impegniamoci a rimediare alle cause remote delle ingiustizie, ripianiamo i debiti iniqui e insolvibili, saziamo gli affamati”.
Introduzione
Non è un gioco di ruolo, non è un provare a… fare un pranzo o cena “povera” immaginando come mangiano le persone che spesso non trovano proprio niente da mettere in pancia, ne vuole essere una stravaganza esotica o folkloristica (il pranzo o cena etnica è un’altra cosa) da consumare come curiosità culinaria.
La proposta vuole essere piuttosto “un segno”. Innanzitutto per noi: segno di una condivisione che non finisce al termine del pranzo o cena, ma che cercheremo di mettere in atto ogni volta che possiamo nella nostra vita. Poi un segno per gli altri: indica un’alternativa, un modo diverso di stare al mondo, una possibilità concreta per salvare questa meravigliosa esperienza che si chiama ‘umanità’. Gustare un piatto insieme aiuta anche a gustare una cultura diversa dalla nostra, un pensiero diverso, aiuta ad aprirci all’altro.
Segna anche i fragili confini causati dall’ingiustizia, dalla prevaricazione, dai diritti umani negati. Perché mangiare mentre qualcuno soffre la fame dovrebbe darci la forza per reagire seriamente contro il sistema consumistico in cui viviamo assopiti e ravvivare in noi il desiderio di contrapporsi alla “globalizzazione dell’indifferenza” assumendo uno stile sempre più evangelico che realizzi il sogno di Dio: il mondo come un regno di amore, giustizia e di pace.
Se in questa iniziativa si vorrà inserire il sostegno a un progetto missionario diocesano, il segno si allargherà al mondo stringendo legami di fraternità e partecipazione concreta al servizio al Vangelo e ai poveri dei missionari.
Prendendo spunto dal tema suggerito per la Quaresima di fraternità “Passi di speranza”, di seguito offriamo suggerimenti, azioni e criteri trasformati in passi utili per organizzare questo momento fraterno. Nascono dalla condivisione di esperienze positive già vissute in alcune parrocchie o gruppi della nostra diocesi. Ogni comunità potrà naturalmente adattare o ampliare secondo la propria realtà e possibilità.
L’organizzazione può essere curata da chiunque abbia a cuore la cultura dell’incontro e desidera creare un’occasione per arricchire la conoscenza reciproca, di apprezzarsi e di superare gli inevitabili pregiudizi. Sarebbe altresì significativo che questa iniziativa fosse proposta mettendo assieme le forze e le idee dei gruppi e delle associazioni presenti in parrocchia e nel territorio concordando per tempo luogo e data.