3 marzo 2024
3a domenica di Quaresima

Ciao, sono Giovanni. Ho 27 anni, sono laureato in giurisprudenza. Ai tempi delle scuole medie mi sono appassionato alle tematiche della legalità e della giustizia sociale, ho partecipato a diversi campi di lavoro con l’associazione “Libera nomi e numeri contro le mafie”; nel 2015-2016 ho seguito il percorso “Viaggiare per Condividere” offerto dal Centro Missionario Diocesano in preparazione a una visita missionaria; nell’estate del 2016 ho coronato il mio sogno e sono partito per tre settimane per la Tanzania con MissioGiovani. Dal 2016, anno che reputo di svolta per la mia vita, collaboro con il Centro Missionario Diocesano come membro della Commissione del percorso Viaggiare per Condividere e del gruppo di Missiofficina, pensato per coloro che sono partiti e desiderano tenere viva la fiamma missionaria.
Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. (Es 20,8-10)
Prega con tutto il corpo: LO SGUARDO
Riflessione di GiovanniL’arduo compito affidatomi è quello di soffermarmi su questo testo collegandolo a uno dei cinque sensi: lo sguardo. Di primo acchito, o, meglio, a prima vista, così rimaniamo in tema, non ci ho capito granché, non ho ben colto quale potesse essere questo legame. Come può centrare lo sguardo con il necessario giorno del riposo? Io, alla fine, una risposta me la sono anche data, però prima lo voglio chiedere a te che hai trovato il tempo, in mezzo alla tua frenesia quotidiana, di leggere queste righe: come si fa a collegare il sabato ebraico, il famoso settimo giorno, allo sguardo? Forse, la soluzione ce l’hai sotto ai tuoi occhi: per poter rispondere hai dovuto leggere, hai dunque utilizzato il tuo sguardo, per poter leggere hai dovuto fermarti, magari sei comodo sul divano, a tavola, oppure ti stai preparando per andare a dormire; insomma, se sei arrivato a questo punto è perché ti sei preso del tempo per te decidendo di attivare lo sguardo. Andando a fondo di questo brano, possiamo notare che i due verbi principali utilizzati richiamano degli ordini, dei comandi: si comincia con un modo verbale imperativo, “Ricordati”, per poi passare a un tempo futuro semplice, “non farai”. Quasi si prende paura di fronte a una tale perentorietà: forse, migliaia di anni fa, già si sapeva che in futuro sarebbe stato sempre più difficile fermarsi e che gli unici toni necessari per indurre le persone a farlo sarebbero stati solo questi; o forse sono semplici inviti che Dio vuole fare a ciascuno di noi. Ognuno può scegliere una tra queste due opzioni, quella che sente più su misura per sé. Il succo non cambia: è necessario fermarsi, sfruttare il giorno del riposo, quel momento per se stessi per potersi GUARDARE dentro. In mezzo alla frenesia siamo continuamente distratti/e, ogni tanto è bene alzare la testa per osservare cosa e chi ci sta intorno, altrimenti rischiamo di non riuscire ad accorgerci di nulla, nemmeno di chi ci sta a fianco e pensare che tutto sia distante da noi, sia nel bene che nel male. Colui o colei che osserva è, il più delle volte, lo stesso o la stessa che si ferma: banalmente parlando, non guardi un film mentre continui a camminare ed è anche difficile leggere un libro mentre stai correndo. Spero di aver reso l’idea. Come ultimo spunto desidero lasciarti un augurio: etimologicamente parlando, nel Vangelo, quando si vuole richiamare allo sguardo vengono utilizzati due verbi, un dettaglio che è andato un po’ perso con la traduzione. In greco esistono, infatti, due termini diversi per dire “guardare”: Blepo richiama un guardare più superficiale, è un semplice “vedere”; Orao, invece, si può rendere, in italiano, con il verbo “scrutare”, è più un “guardare nel profondo”. Gesù, non ti vede e basta, ma si ferma e ti guarda dentro. Auguro anche a te, a me, a noi di essere in grado di fermarci e osservare attentamente l’Altro/altro accanto a noi, auguro a tutti di fermarci a scegliere un paio di occhiali nuovi che possano donarci un nuovo sguardo verso il mondo.

Alla scoperta del Corno d'Africa
All’interno del Corno d’Africa si trova un vastissimo territorio: l’Etiopia. Anche in questa terra, nello stato dell’Oromia, la Chiesa di Padova è presente con tre missionari in un contesto di presenza e minoranza in quanto la maggior parte della popolazione è musulmana. Cosa ci testimonia la loro presenza? Cosa possiamo vedere laggiù? Cosa c’è tra Kenya e Somalia? Mettiamoci di fronte a questa terra.
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La storia di Annalena Tonelli
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Metti lo sguardo su un impegno
Gustati un libro da leggere
Figli dello stesso cielo. Il razzismo e il colonialismo raccontati ai ragazzi, di Igiaba Scego - Piemme, 2021.