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Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. (Es 20,8-10)
Insieme a Mosè
In questa terza domenica di Quaresima il nostro protagonista è un personaggio balbuziente, è cresciuto tra altra gente come un bimbo sperduto, ha commesso un crimine, è stato un rifugiato, un pastore nel nulla del deserto, poi è stato guardato come straniero dal suo popolo. Davvero un uomo pieno di difetti. Ma forse, imparando a guardare con altri occhi, possiamo riconoscere altro in Mosè. Dio l'ha visto e l'ha scelto. Con che occhi ci guarda Dio? Con che occhi guardiamo gli altri?
Sulle tracce di
Annalena Tonelli
Nel nulla del deserto ci ha vissuto Mosè e ci ha vissuto una testimone e una missionaria come Annalena Tonelli. Una volta si sarebbe detto che questi due personaggi hanno vissuto "in un posto dimenticato da Dio", ne siamo davvero sicuri? Fu proprio in un posto sperduto e lontano da tutto che Mosè guardó il roveto ardente, si avvicinó e incontrò Dio per la prima volta. Annalena andò in Africa, in mezzo ai poveri, e cosa trovò? Scopriamolo insieme.
In tutta la vita
non c'è cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi.
Alla scoperta del
Corno d'Africa
All’interno del Corno d’Africa si trova un vastissimo territorio: l’Etiopia. Anche in questa terra, nello stato dell’Oromia, la Chiesa di Padova è presente con tre missionari in un contesto di presenza e minoranza in quanto la maggior parte della popolazione è musulmana. Cosa ci testimonia la loro presenza? Cosa possiamo vedere laggiù? Cos’ha visto Annalena tra Kenya e Somalia? Mettiamo le nostre bambine e i nostri bambini di fronte a questa terra.
Prego
Un corpo che prega. Nel Corno d'Africa convivono comunità musulmane e comunità cristiane. Ma come si prega nell'Islam? Perché ci si stende su un tappeto?
Ecco qui un'immagine che fa capire bene l'idea di purificazione che sta dietro alla ṣalāt, a quell'idea di inchinarsi verso la Mecca. Quel gesto ripetitivo, quasi come una flessione atletica, è un atto per lasciar andare le cose che non vanno, per mandar via i pensieri brutti e avvicinarsi a Dio. Ecco allora un’idea: all’inizio della vostra preghiera proiettate questa immagine, riflettete insieme sul modo di pregare dei nostri fratelli musulmani e poi proviamo a porre maggiore attenzione ai gesti che facciamo quando preghiamo (seduti, in piedi, in ginocchio, con gli occhi chiusi o con le mani aperte…). Curiamo questo aspetto perché possiamo pregare anche con tutto il nostro corpo.
Gli adulti che propongono l’attività e desiderano approfondire il tema possono trovare alcuni spunti a questo LINK.